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Top manager e moralità

Le stock option, per effetto della ridotta fiscalità che scontano in quasi tutti i paesi occidentali, hanno sostituito in realtà negli anni una parte dello "stipendio". Ma il vero scandalo non è nella tassazione ridotta, ma come viene stabilito il prezzo base di assegnazione delle stesse.

di Stefano Ciorani

Giorgio Bocca, con l'articolo Chi ha rovesciato la piramide della scorsa settimana su L'Espresso, si è letteralmente scagliato contro i satrapi delle stock option «che non si curano della fisiologia e della decenza sociale e mentre le loro aziende licenziavano un milione e mezzo di persone (si riferiva agli Stati Uniti dopo l'11 settembre) i compensi se li sono aumentati  Alcuni prendendosi gioco del prossimo come John Chambers della Cisco che si è ridotto lo stipendio a un dollaro ma che ha incassato opzioni per 266 milioni». Beh tutto sommato - aggiungo io - venendo a mancare al Chambers la busta a fine mese ha dovuto per forza effettuare dei realizzi per poter continuare a dar soldi alla moglie per la spesa... «Dopo aver esautorato il capitalismo familiare - continua Bocca -  (...) i grandi manager si sono dati poteri totali rispetto ai quali quelli degli azionisti sono come quelli di un cane nella società di protezione degli animali»

L'amministratore delegato viene definito in questo capitalismo «come un re longobardo primus inter pares fra i suoi duchi e conti, e con il loro interessato consenso può fare quello che vuole come il presidente dela Yahoo! che si è auto concesso centinaia di milioni di opzioni mentre le azioni della azienda precipitavano».  Poi Bocca definisce questi mutamenti, in questo contesto storico, molto interessanti: «Siamo di fronte a una mutazione profonda del capitalismo che per la sua velocità si confonde e si nasconde. Ci sono voluti secoli per accettare che l'egemonia era passata dall'aristocrazia alla borghesia e le grandi rivoluzioni per sancirlo: ma sono bastati pochi decenni per passare dalle dinastie proprietarie ai manager»

L'articolo di Bocca sembra approfondire l'intervista fatta da Massimo Mucchetti, sempre su L'Espresso ma della settimana prima e intitolata Top manager senza morale, a Franco Bernabé. Franco Bernabè, contrariamente ai satrapi americani,  se n'è uscito con la normale liquidazione dall'Eni e dalla Telecom e senza faraoniche stock option.

A onor del vero bisogna dire che le stock option, per effetto della ridotta fiscalità che scontano in quasi tutti i paesi occidentali, hanno sostituito in realtà negli anni una parte dello "stipendio". Il vero scandalo, oltre che alla tassazione ridotta, sembra stare nel modo in cui viene stabilito il prezzo base di assegnazione delle opzioni; altrimenti non si spiega come mai il buon Chambers possa aver incassato una plusvalenza di tale spessore quando la sua azienda, sia in termini di redditività che di quotazione, ha subito enormi tracolli. Ci sono due possibilità: o le opzioni erano talmente vecchie, oppure sono state assegnate a dei prezzi base che fanno lucrare chi le esercita anche con rovinosi tracolli di borsa. E senza aggiungere un briciolo di valore al capitale dell'azienda. 

(15 aprile 2002)

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