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LE POESIE DI EFIRA

Ultima poesia pubblicata | Per autore A - L | M - Z | Le favole

Er povero ladro
di Giuseppe Gioacchino Belli

Nun ce vò mmica tanto, Monziggnore,
de stà llí a ssede1 a ssentenzià la ggente
e dde dí:2  cquesto è rreo, quest’è innoscente.
Er punto forte è de vedejje er core.

Sa cquanti rei de drento hanno ppiú onore
che cchi de fora nun ha ffatto ggnente?
Sa llei che cchi ffa er male e sse ne pente
è mmezz’angelo e mmezzo peccatore?

Io sò3 lladro, lo so e mme ne vergoggno:
però ll’obbrigo suo saría de vede4 
si5 ho rrubbato pe vvizzio o ppe bbisoggno.

S’avería6 da capí cquer che sse7 pena
da un pover’omo, in cammio8 de stà a ssede
sentenzianno la ggente a ppanza piena.

21 novembre 1833
Sonetti, 1026.

1 Di star lì a sedere. 2 E di dire. 3 Io sono. Il lo so, che segue poco appresso, è del verbo sapere. 4 Sarebbe di vedere. 5 Se. 6 S’avrebbe.  7 Quel che si. 8 In cambio.

Giuseppe Gioacchino Belli

Giuseppe Gioacchino Belli (poeta  dialettale italiano, 1791-1863).

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