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LE POESIE DI EFIRA

Ultima poesia pubblicata | Per autore A - L | M - Z | Le favole

Noi che facciamo?
di Rocco Scotellaro

Ci hanno gridata la croce addosso i padroni
per tutto che accade e anche per le frane
che vanno scivolando sulle argille.
Noi che facciamo? All’alba stiamo zitti
nelle piazze per essere comprati,
la sera è il ritorno nelle file
scortati dagli uomini a cavallo,
e sono i nostri compagni la notte
coricati all’addiaccio con le pecore.
Neppure dovremmo ammassarci a cantare,
neppure leggerci i fogli stampati
dove sta scritto bene di noi!
Noi siamo i deboli degli anni lontani
quando i borghi si dettero in fiamme
dal Castello intristito.
Noi siamo figli dei padri ridotti in catene.
Noi che facciamo?
Ancora ci chiamano
fratelli nelle Chiese
ma voi avete la vostra cappella
gentilizia da dove ci guardate.
E smettete quell’occhio
smettete la minaccia,
anche le mandrie fuggono l’addiaccio
per qualche stelo fondo nella neve.
Sentireste la nostra dura parte
in quel giorno che fossimo agguerriti
in quello stesso Castello intristito.
Anche le mandrie rompono gli stabbi
per voi che armate della vostra rabbia.
Noi che facciamo?
Noi pur cantiamo la canzone della vostra redenzione.
Per dove ci portate
lì c’è l’abisso, l’ì c’è il ciglione.
Noi siamo le povere
pecore savie dei nostri padroni.

(1949)

Rocco Scotellaro (1923-1953)

Rocco Scotellaro (poeta italiano, 1923-1953).
Lucano di Tricarico (MT) e di umili origini (il padre era calzolaio e la madre casalinga), Rocco Scotellaro è stato il migliore interprete in poesia del neorealismo. A 21 anni fonda la sezione del Partito Socialista locale, viene eletto più tardi sindaco e si impegna attivamente per riaffermare la dignità delle popolazioni rurali del Sud. Le sue opere ripercorrono i momenti della sua esistenza e comincia prestissimo a scrivere poesie, racconti ed articoli giornalistici. Nel 1950 viene accusato ingiustamente di truffa e associazione a delinquere trascorrendo 45 giorni in carcere. Lascia poi l'attività politica per dedicarsi solo a quella letteraria.  L'editore Vito Laterza gli propone di realizzare un libro-inchiesta sulla cultura dei contadini meridionali, e Scotellaro lavora assiduamente a Contadini del Sud; libro che però non riesce a portare a termine. Un infarto fulminante lo coglie giovanissimo mentre si trova a Portici per svolgere un incarico presso il locale Osservatorio di Economia Agraria.
Tutti i suoi libri verranno pubblicati postumi. L'incompiuta inchiesta sociologica Contadini del Sud e le poesie del suo volume più importante È fatto giorno, curato da Carlo Levi suo amico, nel 1954; nel 1955 invece l'abbozzo di romanzo L’uva puttanella.
Corrado Alvaro, ad un anno dalla morte, lo ricorda sul Corriere della Sera come uno che «ha lasciato al suo paese una leggenda e l'esempio di quanto possa un ingegno generoso nell'Italia meridionale».

Appena uscito in libreria: Rocco Scotellaro - Tutte le poesie 1940-1953, a cura di Franco Vitelli; introduzione di Maurizio Cucchi. Mondadori Editori, 2004. 

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