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Adulazione e carriera

Nelle organizzazioni un manager - una volta che ha passato il timone del comando - giustifica in certi casi la sua permanenza sotto forma di contratto di consulenza che ha spesso più il sapore di “benservito” che di reale utilità.

di Luca Liguori

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Nel dramma scespiriano Re Lear, il sovrano decide di rinunciare al proprio regno in favore delle tre figlie basandosi non su un gesto razionale ma utilizzando come unico criterio l’adulazione. Malgrado la stupidità dimostrata, cedendo a due delle figlie disposte ad adularlo i possedimenti su cui fondava l’autorità ed il prestigio, Lear non viene lasciato solo. Nella sua rovina gli rimangono accanto i suoi uomini più fedeli - Kent, Gloucester e il Buffone di Corte - che inutilmente l’avevano messo in guardia dai pericoli di una siffatta decisione.

Questo ovviamente nel dramma. Ma nelle organizzazioni, una volta passato il timone del comando, l’ulteriore permanenza si giustifica in certi casi solo sotto forma di contratto di consulenza che ha spesso più il sapore di “benservito” che di reale utilità. E intanto i fidati collaboratori di un tempo sono costretti, obtorto collo, a saltare armi e bagagli sul carro del vincitore.
Molti manager non riescono a ricevere informazioni ordinate e precise sulle reali potenzialità dei più diretti collaboratori poiché, come diceva Torquato Tasso nel Dialogo dell’amicizia, «essendo l’adulatore astutissimo, cerca d’imitarla (la libertà del parlare) a guisa di cuoco, il quale condisce le vivande con diversi sapori, ed acciocché la soverchia dolcezza non venga a noia, la tempera coll’agro e coll’aceto». Lo scrittore greco Plutarco, molti secoli prima,  non aveva alcun dubbio in proposito; uno dei suoi personaggi - Biante - interrogato su quale fosse l’animale più dannoso, così risponde: «Se parli delle belve, il tiranno; se degli animali domestici, l’adulatore.»

Uno dei personaggi centrali nel dramma di Shakespeare è il Buffone di Corte. Non ha un proprio nome il Fool  e talvolta viene anche chiamato ragazzo. Tuttavia è lui che recita una parte fondamentale nello sviluppo di questa opera . Del “Buffone d’Azienda”, però, ne parleremo in un'altra occasione.

(2 settembre 2002)

 

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