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G. KAHLIL GIBRAN  (filosofo e poeta libanese, 1883-1931)

Indice III | II | I | Spotlights | Controcorrente

SUL LAVORO

Se non potete lavorare con amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare il lavoro e sedere alla porta del tempio e accettare elemosine da chi lavora con gioia.

 
Kahlil Gibran (1883-1931)

Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.
Ed egli rispose, dicendo:
Voi lavorate per mantenere il passo con la terra e con lo spirito della terra.
Poiché stare in ozio è diventare estraneo alle stagioni, e allontanarsi dal corteo della vita che avanza maestosa e con fiera sottomissione verso l'infinito.

Quando voi lavorate siete un flauto che attraverso la sua anima trasforma in musica il mormorio della vita.
Chi vorrebbe essere una canna muta, quando tutte le altre  cantano all'unisono?

Vi è stato sempre detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate compite una parte del sogno più avanzato della terra, che fu assegnata a voi quando quel sogno nacque.
E che sostenendo voi stessi col lavoro amate in verità la vita,
E che amare la vita nel lavoro è vivere intimamente con il più intimo segreto della vita.

Ma se nella vostra sofferenza dite che nascere è un tormento e sostentare la carne una maledizione scritta in fronte, io vi rispondo che nulla tranne il sudore della fronte laverà ciò che vi è scritto.

Vi hanno anche detto che la vita è tenebre, e nella vostra stanchezza fate eco a ciò che dissero gli stanchi.
E io vi dico che la vita è davvero oscurità se è priva di slancio,
E che ogni slancio è cieco se non v'è conoscenza,
E ogni conoscenza è vana, se non v'è l'operare,
E ogni opera è vuota se è priva dell'amore.
Quando operate con amore legate voi a voi stessi, e l'uno all'altro, e a Dio.

E che cos'è operare con amore?
È tessere la stoffa con i fili del cuore, come se anche chi amate dovesse indossarla.
È costruire una casa con affetto, come se anche chi amate dovesse abitarla.
È seminare con dolcezza e mietere il grano con gioia, come se anche chi amate dovesse mangiarne.
È impregnare ogni cosa che plasmate con un soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i morti benedetti vi stanno intorno e vi osservano.

Vi ho udito spesso dire, come parlando nel sonno, «Chi scolpisce nel marmo, e vi ritrova la forma del suo animo, è più nobile di chi ara la terra;
E chi afferra l'arcobaleno e lo distende su una tela nelle sembianze di un uomo, è maggiore di chi fabbrica i sandali per i nostri piedi».
Ma io, non in sonno, ma nella più lucida veglia meridiana, vi dico che il vento non parla più soavemente alle querce giganti che al più minuscolo filo d'erba;
E che grande è soltanto chi trasforma la voce del vento in un canto reso più dolce dal suo amore.

L'opera è amore che si fa visibile.
Se non potete lavorare con amore, ma solo con riluttanza, allora è meglio lasciare il lavoro e sedere alla porta del tempio e accettare elemosine da chi lavora con gioia.
Perché se fate il pane con indifferenza, farete un pane amaro che nutre solo a metà.
E se spremete l'uva con astio, il vostro astio distillerà un veleno nel vino.
E se anche cantate come angeli, e non amate il canto, chiuderete le orecchie dell'uomo alle voci del giorno e della notte.

G. Kahlil Gibran
 

Tratto da Il Profeta, traduzione di Ariodante Marianni. Biblioteca Universale Rizzoli.

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